LIVE ACT 10/11 – BLACK BOX

LIVE ACT è una stagione di arti e linguaggi della contemporaneità che avanza e si struttura in modo articolato, accogliendo ogni anno progetti nuovi e sezioni specifiche. Creato da Teatrincorso Associazione Culturale in collaborazione con il Circolo Universitario Culturale di Trento (C.U.C.), Live Act si interroga sulle relazioni tra linguaggi artistici contemporanei e il presente inserendo eventi artistici in spazi individuati annualmente, che possono essere luoghi deputati al teatro, come il Teatro San Marco o, con caratteristiche peculiari, Spazio 14, oppure locations estemporanee come, nell’edizione 2009, "Magazzino X", ex deposito di giocattoli.
E’ un progetto artistico che si è sviluppato dal 2006 (anno della prima edizione) come naturale evoluzione di Generazione 2000 e Officine dei Teatri, i precedenti festival curati da Teatrincorso con altre collaborazioni. In questi 5 anni ha scelto locations diverse e ha ospitato decine di artisti della scena del contemporaneo italiani e internazionali spaziando sempre dal teatro all’arte visiva, dalla danza alla musica, con una grande attenzione verso la scena indipendente e al “nuovo”, riuscendo a intercettare nei suoi eventi un vasto e variegato pubblico.

L’attuale edizione si arricchisce del progetto BLACK BOX che ruota intorno a un serrato confronto tra l’arte e il proprio tempo, un dialogo declinato in forme, estetiche e linguaggi diversi ma teso a rendere conto degli impatti, testimoniare i disastri, porre domande scomode nella convinzione che l’arte è un meraviglioso dispositivo, la "scatola nera" che ci avverte di ciò che è avvenuto, fornisce dati da esaminare per comprendere il reale, il presente, noi stessi.

Chi viene a vedere gli spettacoli della sezione "Black Box" è avvertito: sia pronto all’impatto!

Domenica 24 ottobre 2010
BRADIPO TEATAR
1704
di e con Aleksandra Di Capua e Andrea Tamagnini, Veljko Vukovic – tecnico audio/luci

1704 è uno spettacolo che ha girato nei festival di mezza Europa, meno in Italia. L’antica Repubblica di San Marino rivendica il diritto di difendere la propria autonomia dagli attacchi dei nemici esterni, seguendo l’antico motto nemini teneri – non dipendere da nessuno, e dichiara Guerra Preventiva al resto del pianeta.
Con pochi costumi e l’utilizzo degli stivali, gli attori modificano le loro fisicità e le posture, ricordandosi dell’opera Gli storpi di Bruegel per dar vita a personaggi sempre in equilibrio tra farsa e tragedia.
La Compagnia Teatrale Bradipoteatar si concentra su un teatro di ricerca e di sperimentazione, non dimenticando approcci più leggeri, filtrando attraverso un punto di vista grottesco, la complessità dei testi, un’attenta ricerca espressiva attoriale e un approccio registico che mira ad integrare studio rigoroso e sentimenti.

Domenica 7 novembre 2010
ELENA VANNI
Bim, bum, bang!
di e con Elena Vanni da un’idea di Elena Vanni e Riccardo Borsoni regia di Tage Larsen

Bim, Bum, Bang!”, Spettacolo vincitore del Premio alle arti Lidia Petroni 2010 e della residenza allo Spazio Off di Trento, – è una commedia leggera sulla leggerezza delle armi, che è anche la leggerezza colpevole del nostro quotidiano. Bim Bim Bang! è uno spettacolo che vuole parlare a tutti. Fa ridere, fa piangere, fa pensare. All’attrice Elena Vanni interessa guardarsi in faccia con il pubblico e parlarsi. Di questi tempi se ne sente un gran bisogno. Il viaggio è cominciato, sarà necessario armarsi.
I personaggi: un armaiolo della valle e la pistola più bella che lui abbia mai costruito. Un uomo che odora di soldi, luoghi comuni e lati oscuri. Un uomo che ha perso “qualcosa” di molto prezioso. Una pistola che sa di essere una leggenda, che rappresenta il fascino che le armi esercitano su di noi. Partendo dai miti del cinema, passando per i giochi fatti da bambini e da una semplice constatazione: bastano un pollice e un indice per dar vita a un oggetto inequivocabile. BANG!
Lui e lei. Un monologo incrociato. Due punti di vista si raccontano, si corteggiano, si scon- trano, sino ad arrivare a…
La regia è curata da Tage Larsen, attore dell’Odin. Il suo sguardo, il suo metodo, hanno dato a Bim Bim Bang! un respiro universale partendo dalle griglie del teatro fisico dell’Odin Teatret.

Sabato 20, domenica 21 novembre 2010
RICCI/FORTE
Macadamia Nut Brittle

Con:
anna gualdo
andrea pizzalis
giuseppe sartori
mario toccafondi
movimenti scenici: marco angelilli
style concept: simone valsecchi
assistente regia: fausto cabra
regia: stefano ricci
benvenuti produzione in collaborazione con Garofano verde/festival internazionale castel dei mondi

Non sappiamo quale sia la verità… l’importante è che l’ambiguità sia chiara. Per questo, nell’epoca delle passioni precotte, dei sentimenti in doppiopetto di grisaglia, ci siamo saziati famelicamente alla tavola di Dennis Cooper, alla scabra poesia di cui è imbandito il suo universo letterario. Abbiamo tentato di raccontare, con mozartiana impudenza, una fiaba crudele sull’adolescenza. Scardinare le porte della cosiddetta normalità sessuale, suonare la grancassa del mondo dei foreveryoung, spargendo sale sulle ferite di una realtà brutalmente viva, è stato quasi automatico mentre sfilavano sotto gli occhi i temi ossessivi di Cooper. Le mutilazioni, le punizioni corporali, il sesso reiterato fino all’estinzione nascondono una pericolosa in quanto “pura” tendenza al gioco: un gioco infantile, uno svago che abbiamo dimenticato uscendo dalle mura domestiche. Il tempo che passa, il richiamo forzato ad una maturità catalogante lasciano intravedere la sagoma sfocata di un bambino che chiede aiuto. Ed è quello che abbiamo fatto. Siamo scattati alla richiesta di soccorso gettando un salvagente in un oceano: putrido come un reality show, duro e ghiaccio come i giorni da ex illusi cresciuti. Lo sguardo lisergico di Cooper si è intrecciato così con il nostro, nutrito dello stesso disagio, delle stesse mancanze, di identiche perdite. L’attesa notturna di quattro divoratori di gelato Haagen Dasz (il macadamia nut brittle del titolo), in un reparto ospedaliero, su un aereo o in una casa dei giochi sull’albero, si materializza in un tamagotchi onirico, in cui si fanno i conti con un processo identitario che, se da una parte lascia liberi, dall’altra sviluppa un senso di estraniamento da un pianeta che ci scivola via sotto i piedi. Nella fluttuazione emotiva, privi di cintura di sicurezza, scendiamo in picchiata verso un libertinaggio imprevedibile che possa riappropriarci di un gusto, di un peso. La rumba degli strappi è iniziata; le lacerazioni segnano le figure trasformando in un incubo ad occhi aperti il sogno romantico della famiglia felice da Mulino Bianco. Vittime, carnefici, protagonisti di questo snuff movie che la vita offre siamo noi, alla disperata ricerca di amore in un mondo impossibile: perché alla fine anche la Natura, come gli uomini, è troia e infedele. Sempre.
Ricci/Forte formazione Silvio D’Amico e New York University. ?Vincitori di una lunghissima lista di premi, les enfants terribles della drammaturgia italiana contemporanea raccolgono in Italia e in Europa un successo di pubb
lico e di critica con un seguito affezionato come pochi artisti di teatro sono riusciti a fare in questi anni.?La pièce di Ricci/Forte dà una risposta a chi si chiede se sia ancora possibile il tragico nel contemporaneo. Con un linguaggio felicemente non omologato, calibrano derive psicoanalitiche e critica sociale, lirismo e comicità. Shockante, trasgressivo, vero.

Sabato 4 dicembre 2010
BARBARA FINGERLE
a 138 cm dal mondo

con Barbara Fingerle
testo e regia Antonio Viganò

Come si vede il mondo dall’altezza di ben 138 centimetri
Come ti vedono gli altri?
In questo spettacolo si racconta, con ironia e leggerezza, come sia in alcuni casi difficile conquistarsi agli occhi degli altri un’immagine diversa da quella che una caratteristica fisica o una particolarità dà di te. Sembra che non si possa essere altro che quello che gli altri superficialmente, o per convenzione vedono di te.
Si alternano così racconti intimi di rabbie gioie drammi e umiliazioni personali, a momenti di spettacolo “forzato” per divertire gli altri e di finzione sul palcoscenico, in un gioco dichiarato dove trova spazio anche la comicità e l’ironia.
Le luci della ribalta e il sorriso stampato sul viso lasciano improvvisamente spazio alla verità della persona. Com’è il mondo visto da quell’altezza ? A volte appare ridicolo, a volte si rischia l’umiliazione, a volte si vivono situazioni comiche, ma sicuramente non è stato fatto per chi è alto solo 138 cm.

Barbara Fingerle ha lavorato con il Teatro Stabile di Bolzano e con numerosi altri enti prestigiosi. Fra i suoi formatori Kuniaki Ida, Yves Lebreton, Pierre Byland.

Domenica 30 gennaio 2011
TEATRO CONTINUO + TARANTAS
I Giganti
In scena: Luciana Roma, Gianni Bozza, Giorgio Dalceggio, Mario Costa, Paolo Melchiorri
Testi: Federico Moro e AAVV rielaborati da Teatrocontinuo
Drammaturgia: Federico Moro e Erica Taffara
Regia: Erica Taffara

Giganti sono coloro che cercano senza alternative, accettando la sfida della destabilizzazione che provoca l’incontro con lo sconosciuto, la trasformazione, il cambiamento; giganti sono acrobati sospesi sulla corda, il bilanciere tra le mani sudate, che passano all’altra parte con spirito leggero. Spettacolo Giganti si configura come un viaggio, rilettura del passato e del presente, prendendo come pretesto la città di Venezia, immenso patrimonio di storia, cultura e umanità.
Venezia diventa nella finzione teatrale come un anziana Signora con problemi di salute e un eredità cospicua che alcuni vorrebbero dilapidare e altri si propongono di conservare: una sfida, quest’ultima, che solo dei Giganti riusciranno ad affrontare, gli stessi che al momento della sua fondazione hanno immaginato e costruito questa straordinaria città anfibia, Utopia dell’umanità.

Teatrocontinuo, fondato nel 1975 da Nin Scolari e Luciana Roma, è una compagnia di Teatro di Ricerca di Padova che opera nel territorio nazionale e internazionale.?Sul piano teorico e culturale, i primissimi punti di riferimento sono i Padri Fondatori del teatro del novecento. Successivamente la propria attività di laboratorio viene fortemente influenzata dagli incontri e scambi con Maestri ed Esperti di Occidente (Jerzy Grotowski, Eugenio Barba, Ingemar Lindh, Julian Beck) e di Oriente (Sanjucta Panigrai – India, Katzuko Azuma – Giappone ) e le direzioni di lavoro si definiscono e si precisano orientandosi sempre di più verso il Teatro Antropologico, come punto di partenza per la formazione umana ed artistica dell’attore, per arrivare infine ad un Teatro d’Arte.

SPECIALE WEEK-END PERFORMANCE

Sabato 5 febbraio 2011 – doppio appuntamento
SU ‘ DDOCCU !…+ FRATELLI BROCHE
Omaggio al soffitto 1.1 + A cena da nonna
Due performace. Un doppio duo: Fratelli Broche (Bologna) e Su’ ddoccu! (Palermo).

FRATELLI BROCHE
A cena da nonna

"…Duo artistico coraggioso i Broche, e infatti difficilmente avrebbero trovato spazi migliori dell’altrettanto coraggioso Duncan, al punto di proporre già una retrospettiva del proprio lavoro. Indissolubilmente legato al proprio stile di vita, che li ha portati a vivere fondando il loro concetto di famiglia su questo way of life, l’atto artistico dei Broche si articola a partire dall’accezione visiva, al pubblico infatti è visibile prima una videoinstallazione poi, sul fondale della scena che in seguito ospiterà la performance dal vivo, due video. Sono questi a precedere e introdurre il pubblico nel visionario universo immaginifico del duo bolognese.
Nella videoinstallazione Richiamo all’ordine (a cena da nonna) l’episodio descritto da Stanislavskij nel quale gli allievi si ritrovano a cena nella casa di un celebre attore dell’epoca e di fronte al grasso tacchino immaginano di sezionare la struttura drammaturgica come si farebbe con il volatile, si deforma diventando metafora surreale della “decadenza della società contemporanea con una patina di glamour”. La cena si trasforma in una cena funebre e i due figli sono i testimoni di un voluttuoso rito sul desco della morte. Così anche gli accessori al lato del monitor, esteriori feticci (come dei maialini in plastica) da orazione funebre pop, nel loro essere prolungamento fisico e rimando semantico al contenuto poetico dello schermo, sono pregni di morte, ricordi di un’infanzia svanita.
Ma questo sentimento di fine, espresso nel rosso copioso del sangue, di morti perpetrate con violenza, sembra essere lo stadio ultimo di una vita che deforma le proprie logiche e forme. La morte è presente in entrambi gli episodi del video Lo Schiaccianoci dei Broche, dove aldilà dei significati (numerosi segni si rincorrono nell’estetica di una ricerca del surreale come pratica ironica oltre che visiva e narrativa) quello che ci rimane, e presente anche nella performance eseguita dal vivo, è un insieme di personaggi che mostrano il vuoto dell’umano: aristocratiche in pelliccia, giovani dalla pelle liscia e risplendente, vecchie megere con giacca stivali e frustino militare, bicchieri di cristallo, tovaglie ricamate, azioni logiche che diventano senza senso in una ambigua ripetizione. Nell’estremo abbraccio della coppia, l’amore e la morte sono la stessa cosa, nell’eterno ritorno che va dal tennis raccontato in un diario di inizio secolo fino al glamour di Ken e Barbie che ballano la tecno".
Andrea Pocosgnich
http://www.teatroecritica.net/2010/04/al-duncan-30-scoprendo-i-fratelli-broche/

SU’ DDOCU!…
omaggio al soffitto n.º1.1
di e con Margherita Ortolani & AnnaMaria Tammaro
Ideato e diretto da: Margherita Ortolani
drammaturgia: Margherita Ortolani
Ideazione scenica: AnnaMaria Tammaro
musiche originali: Manfredi Clemente

Progetto vincitore del Bando Internazionale REACT/ SANTARCANGELO dei TEATRI 2009/2011 residenza di creazione supervisionata da Ermanna Montanari.
Spettacolo vincitore della Prima Residenza Teatrale del Südtirol, presso il Piccolo Teatro Aur-Ora (BZ), in collaborazione con il Servizio Giovani della Provincia di Bolzano.

Un’esplorazione sulla parola che scardina il significato per risalire al senso: “Su’ddocu…” è un gioco che concerta espressioni, modi di dire, simboli, sistemi grammaticali e lessicali.
È un “omaggio al soffitto”, una rivendicazione della forza del gioco e della fantasia, che sceglie di operare la sua ricerca formale in chiave iconoclasta.
Più assimilabile ad un’opera di poesia che non di prosa, teatralmente, il lavoro indaga su quanto, e in quale misura, sia possibile “togliere” , sia a livello drammaturgico, sia a livello di costruzione dell’azione, affinché sulla scena resti solo l’essenziale, nella sua piena forza evocativa e di coinvolgimento.
Non è importante esclusivamente il significato semantico del messaggio, ma anche il suono ed il ritmo con cui questo viene montato e rappresentato.
Lo stesso sistema di gioco di segni viene adottato per l’allestimento e per le musiche.
Abiti costruiti come armature per volare, cristallizzati nel ricordo: leggeri e vitrulei.
Regole (violate ed inviolate) della decostruzione di un pensiero, per arrivare ad una percezione di metafisica formale.
Tutto leggero, impalpabile, impregnato.
“Su’ddocu…” per noi è un processo teatrale che racchiude l’esigenza di attraversare in modo assoluto il concetto contemporaneo di Segno nello Spazio, di estetica di linguaggio, di un pieno/vuoto che si interroga totalmente sull’esigenza di una spatinatura formale.
Questo è il nostro gioco.
Il siciliano di “Su’ddocu…” produce senso al di là della parola, nella forza dirompente di una volontà di denuncia, nella timidezza di una dichiarazione di amore ed odio … e guerra: per esistere. Adesso. Fatti due conti con quello che siamo.
Teatralmente non il gesto, ma la metafisica del gesto: due donne che, con irridente leggerezza, trascinano un mondo sotto le loro gonne, per indossare parole e lasciare che cantino.
Un percorso emotivo attraverso suoni e voci che riaffiorano dal cuore dei ricordi.
m.o + a.t
http://www.myspace.com/suddocu

Domenica 6 febbraio 2011
CARLA ESPERANZA TOMMASINI E BRAILLEWAY

SIDE Ω SIDE Α
CHAPTER 1. STORM

 
Un progetto di
Brailleway e Carla Esperanza Tommasini

"Liberi vi rendo tutti! Ed a voi prometto calmi venti, onde propizie ed un viaggio tanto celere che possiate giunger presto la regal flotta."
W. Shakespeare, La tempesta.

Una tempesta di grandine. Una moria di corvi e pesci. L’incombere di una nube nera su una spiaggia. Pioggia incessante. A partire da una serie di fenomeni naturali ed eventi perturbanti, SIDE Ω SIDE Α, presenta un indagine sul tema della minaccia in rapporto alla dimensione intima e personale dell’essere umano.
Il primo capitolo di SIDE Ω SIDE Α si configura come un dispositivo installativo-performativo liberamente accessibile al pubblico nell’arco di 2h.

Gaetano Liberti nasce nel 1983 a Rovereto da madre di origini istriane e padre di origini napoletane.
Nell’anno 2004 si diploma presso l’Istituto d’Arte A. Vittoria di Trento.
Nell’ autunno 2004 incontra Cesare Ronconi e Mariangela Gualtieri (Teatro Valdoca) e segue il Corso di Formazione Superiore per l’Attore organizzato da Teatro Valdoca e ERT dando inizio a una ricerca personale sull’uso del corpo, sul movimento fisico, sulla voce e sul suono. Dal 2005 ad oggi lavora come attore, performer e videomaker. e collabora con diversi artisti e realtà attivi nel panorama teatrale e artistico contemporaneo italiano (Teatro Valdoca, Motus, Vincenzo Schino, Sonia Brunelli, …) Nel 2005 ha fondato BRAILLEWAY attraverso la quale produce lavori in video, curando scrittura e regia, e portando avanti la propria indagine artistica nel campo della performan
ce, dell’installazione e della creazione di nuovi dispositivi.Alcuni campi d’indagine della sue attuali ricerche riguardano l’esercizio della verità, la reliquia, gli statuti del falso, l’intimità e la memoria. (www.brailleway.com)

Carla Esperanza Tommasini
nasce a Merita (Venezuela) nel 1978.
Si laurea nel 2003 presso il DAMS di Bologna, indirizzo Teatro, periodo durante il quale inizia a frequentare workshop teatrali e artistici sia in Italia che all’estero. Nel 2004 si trasferisce a Londra, dove ne 2007 completa un Master in Contemporary Performance, iniziando a sviluppare una ricerca personale e a produrre i propri lavori.  La sua ricerca spazia tra il teatro sperimentale e la progettazione di collaborazioni artistiche di varia natura e formato. Ha presentato i suoi lavori e portato avanti collaborazioni sia in Italia che all’estero. E’ artista associata di Pacitti Company (Londra) (www.pacitticomapany.com) ed e’ parte del direttivo organizzativo di RELOADING IMAGES (www.reloadingimages.org).

Sabato 26 marzo 2011
FIBRE PARALLELE
2.(Due)

uno spettacolo di
Licia Lanera e Riccardo Spagnulo
con
Licia Lanera
luci e suono
Riccardo Spagnulo
si ringrazia: Marluna Teatro
Progetto finalista di EXTRA-segnali dalla nuova scena contemporanea.
Spettacolo vincitore del primo premio Fringe/ L’Altrofestival al 18° Festival Internazionale del Teatro di Lugano in Svizzera.

In una piccola stanza bianca c’è una donna dalle profonde occhiaie e dai capelli rossi. E’ vestita di bianco e cammina su dei tacchi alti.
A metà tra un’infermiera e il vestito della prima comunione.
Confinata tra quattro pareti, in uno spazio immaginario, della mente, c’è quello che rimane della vita di una donna, la cui storia d’amore è finita con un addio.
Lui l’ha lasciata per un altro uomo, lei lo ammazza.
E’ un ritorno al massacro, in cui la narrazione si fonde con l’azione scenica e il bianco della purezza e dell’infermità si confonde con il nero della cronaca.
Il rosso sta per il sangue.
Il vero racconto riguarda un momento, quello del forchettone che la donna pianta nel collo dell’amato, senza pietà alcuna: inizia così la lotta esasperata tra la vita e la morte, che si conclude con l’annientamento finale. Lei non risparmia un dettaglio dell’assassinio; con brutale lucidità ricostruisce le sensazioni, le immagini, i respiri agonizzanti della vittima, le sue ultime forze, gli occhi vitrei.
La recitazione è abolita: il testo, scomposto e sincopato, viene trasmesso dall’attrice attraverso una robotica sonnolenza, algida e asettica. L’uso del microfono rende ancora più dichiarato questo straniamento.
Una sorta di incubo splatter costruito sui brutali racconti di noti assassini, uno fra tutti Luigi Chiatti. Ci ha colpito la loro lucidità nel raccontare degli eventi così gravi, la loro leggerezza, l’inconsapevolezza infantile, di fronte agli occhi attoniti dei parenti delle vittime.
E’ l’inquietante straniamento di chi ragione non ha.
E’ il muto grido di chi ha perso se stesso nella sua follia.

Domenica 1 maggio 2011
CESAR BRIE
Il Mare in Tasca
Storia di un attore che, svegliatosi, scopre di essere stato trasformato in un prete

scenografia, testo, regia e interpretazione: César Brie
musica di Antonio Vivaldi
produzione: Cesar Brie – Arti e Spettacolo, L’Aquila

Il tema di questo spettacolo é l’amore. Il personaggio é un prete. L’azione si sviluppa nella stanza del prete dietro la sagrestia. Il tema permette all’autore di rivedere la sua esistenza ed il prete permette all’attore di dialogare con Dio, nel quale non crede. Il pubblico fittizio, rappresentato sulla scena, permette al sacerdote di rivolgersi al pubblico reale senza confonderlo con il suo gregge.
Il personaggio del prete esiste affinché si accetti la sua irrealtá. Non si tratta di credere nella verità della scena ma nella verità della finzione. Un attore é un uomo che scolpisce un altro uomo tra gli uomini. La sua falsa autobiografia ha interrogato la vostra biografia?
Su questo argomento l’autore e l’attore sono gli unici che non possono aprire bocca.

Sono nato e cresciuto in un paese cattolico: L’ Argentina.
Mi sono allontanato dalla chiesa a sedici anni ma ho potuto riflettere su questo rifiuto soltanto molti anni dopo, quando sono stato in grado di rivedere il mio passato.
La religione allora rappresentava una via, un tragitto di azioni sociali e spirituali che affermavano la mia fede, la diffondevano e mi inducevano a comportarmi secondo le sue regole e ad osservare il mondo attraverso di esse.
Nell’ abbandonare la religione, avevo coscienza di dover percorrere un’ altra strada. Mi sono dedicato al teatro e ho formato parte di quel movimento teatrale in cui il lavoro artistico si mescolava all’impegno sociale.
Non sono religioso ma non ho messo una pietra sopra le mie esperienze dell’infanzia e della adolescenza.
Così, oggi, davanti ad un bivio nel mio cammino nel teatro, trovo una tonaca appesa ad un albero. La tonaca è quella di un prete Il bivio é la mia scelta di tornare a vivere e lavorare in America Latina, una terra così ricca da esportare caffè, mais, calciatori, scienziati, artisti, e così povera da non riuscire a tenerseli. L’albero dal quale pende la tonaca rappresenta questi anni di lavoro ostinato e di esilio volontario. I suoi frutti non sono soltanto le mie opere. Sono anche i miei errori, quello che ho distrutto, le fatiche inutili.
Sono il primo a stupirsi: i miei fallimenti hanno germogliato. Con quella tonaca e questi frutti ho costruito quest’opera.

Cesar Brie

Nato a Buenos Aires, Argentina, il 3 maggio 1954.
Arrivato in Italia a 18 anni con la Comuna Baires, Cesar Brie ha cominciato a sviluppare qui un’arte apolide, a stretto contatto con le molte realtà incontrate in una vita passata per scelta in esilio. Dopo l’esperienza nel gruppo Farfa e nell’Odin Teatret, ha fondato in Bolivia il Teatro de Los Andes. Con questo gruppo ha creato spettacoli che partono dalla storia o dai classici, ma calati profondamente nell’attualità: una serie di lavori esemplari destinati a girare il mondo.
Su Iliade hanno scritto “Ci sono spettacoli – pochi, imprevedibili – che incantano e s’imprimono nella memoria come un’esperienza irripetibile. Gli spettatori se li raccontano a distanza di anni alimentandone il mito. L’Iliade del Teatro de Los Andes è uno di questi (….). Presentato in mezzo mondo, ha ovunque trascinato pubblico e critica in un consenso unanime, facendo gridare al capolavoro. Quasi duecento repliche in due anni. Tutti i temi del teatro di Brie sembrano fondersi qui in una profonda riflessione sulla violenza e sul tempo, nel tentativo di rivedere la tragedia antica alla luce della propria storia” (Fernando Marchiori).
Oggi Cesar Brie è ancora in Italia come pedagogo, e come autore/attore con la ripresa del monologo “Il mare in tasca” (produzione Cesar Brie-Arti e Spettacolo) e con il suo nuovo monologo “Albero senza ombra”(produzione Fondazione Pontedera Teatro con la collaborazione organizzativa di Arti e Spettacolo).

28, 29 e 30 aprile 2011
Orari – 3 giorni per 5 ore al giorno: orari: 17.00- 23.00

César Brie
PENSARE LA SCENA
Workshop teatrale condotto da César Brie

Lavoro fisico: l’impulso e la forma.
Percezione, azione e composizione.
Improvvisazione: lo spazio. le relazioni.
Il coro: l’intimo e il plurale L’immagine: la metafora.
Montaggio: rapporto immagine e testo.

Destinatari: attori, registi, danzatori, drammaturghi, insegnanti, chiunque interessato e motivato al lavoro di costruzione attoriale e registica della scena; Il workshop è aperto a tutti, ma si prega di inviare un breve curriculum e/o una breve lettera di motivazione. Per info: corsits14@gmail.com, cell. 346.6050763

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LIVE ACT – BLACK BOX
stagioni di teatro contemporaneo

BIGLIETTI: Ingresso con tessera TS14 > intero 10 € :: ridotto normale e per scuole di teatro, danza 8 € :: ridotto allievi Spazio14 6 € :: ridotto studenti dell’Università di Trento 3 € (Carta dello Studente)
Logo Carta dello Studente - Opera Universitaria di Trento
Tutti gli spettacoli sono alle ore 20.45 presso SPAZIO14, via Vannetti 14 – TRENTO

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INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: TEATRO SPAZIO14 | via Vannetti 14 | Trento tel. 0461 261958 | cell. 346 6050763 | spazio14@gmail.com | prenota on-line uno spettacolo

Con il sostegno finanziario di:
Provincia Autonoma di Trento, Università degli Studi di Trento, Opera Universitaria di Trento, Fondazione Caritro, Comune di Trento

Spazio14 aderisce al progetto Scene Contemporanee Trento